Strangers
Percorro la strada.
Incontro: persone/animali/oggetti/vetrine/insegne/luci/mezzi/ecc.
Mi calo in un carosello di stimoli visivi, ma questi sfuggono. Ne resta poco e niente. Decido di catturare l'immagine di un musicista che siede ai piedi del Teatro Grande di Brescia. E' visibilmente ubriaco e la polizia lo sta allontanando con suo grande malumore. Mi avvicino, chiedo se posso ritrarlo.
Impugno con una mano il flash, con l'altra la fotocamera, e mi avvicino, fino ad immergermi direttamente nel suo sguardo, fino a riempire il telemetro con il suo viso.
Incontro: persone/animali/oggetti/vetrine/insegne/luci/mezzi/ecc.
Mi calo in un carosello di stimoli visivi, ma questi sfuggono. Ne resta poco e niente. Decido di catturare l'immagine di un musicista che siede ai piedi del Teatro Grande di Brescia. E' visibilmente ubriaco e la polizia lo sta allontanando con suo grande malumore. Mi avvicino, chiedo se posso ritrarlo.
Impugno con una mano il flash, con l'altra la fotocamera, e mi avvicino, fino ad immergermi direttamente nel suo sguardo, fino a riempire il telemetro con il suo viso.
Non c'è più niente, solo fotografo e soggetto.
Scatto.
Così nasce "Strangers", una danza tra sconosciuti in cui fotografo e soggetto calano le vesti e si mostrano per la loro vera natura: spettatori e attori, voyeur ed esibizionisti, predatori e prede.