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Venuti da lontano - Interactive museum installation

L’Italia appare oggi un paese sempre più spaventato. Gli italiani temono per il loro domani. E il sentimento di spavento sta producendo chiusura, auto isolamento, diffidenza se non paura del prossimo. Questo comporta una percezione lontana dalla realtà del fenomeno immigratorio, ulteriormente enfatizzata dalla scorretta narrazione dei media. Gli italiani credono che il numero dei migranti sia ben superiore di quello che i numeri reali ci mostrano. Ma dietro al numero, alle statistiche e alle parole di un quotidiano, esiste un essere umano, anzi, migliaia di esseri umani. Persone che per loro volontà o meno vengono strappate dalle loro radici per compiere un viaggio verso l’ignoto, verso la possibilità di una nuova e prosperosa vita. Ma non è semplice, soprattutto integrarsi e adattarsi a una cultura completamente diversa dalla propria. L’integrazione non è un atto che si compie una volta per tutte, è un processo, un percorso lungo che vede intervenire molteplici fattori. Una partita che si gioca a due: chi arriva e chi accoglie. Verso alle aspettative di chi arriva nel nostro Paese poco possiamo dire, al contrario per quello che riguarda il nostro atteggiamento nei confronti degli immigrati, sulla nostra reale disponibilità ad accoglierli e integrarli a pieno diritto nella nostra società e, cosa più difficile, se siamo disposti a lasciarci accogliere, ad integrarci e, perchè no, a lasciarci cambiare dall’incontro con altre culture. Il nostro progetto vuole parlare del tema dell’immigrazione cercando di dare più consapevolezza sul territorio pesarese, parlando di storie vere e dando voce ai singoli. Ma soprattutto, vogliamo trasmettere il valore dell’ascolto gentile.
Per il progettto Venuti da lontano, abbiamo deciso di focalizzarci sulla realtà dei Musei Civici di Palazzo Mosca (PU). Più in particolare, il nostro lavoro prevede la progettazione un’esperienza immersiva, suddivisa in due momenti: il primo in Sonosfera, il secondo nella stanza adiacente a quest’ultima di Palazzo Mosca. Nella prima parte la Sonosfera ha lo scopo di essere propedeutica all’innescare di uno stato emotivo comune nei fruitori, caratterizzato tendenzialmente da appesantimento e tristezza. Mentre, nella seconda, consiste in una stanza semi-oscurata, nella quale i vari partecipanti sono liberi di girare e fruire in autonomia delle diverse installazioni interattive presenti. La coesione del progetto è stata disegnata a partire da alcuni punti cardine, ritenuti fondamentali per la creazione dell’esperienza immersiva desiderata. Tra questi il suono, la luce, la partecipazione individuale attiva e la percezione del collettivo. Tutti questi elementi rimangono costanti nelle due parti dell’exhibit, seppur in forme apparentemente diverse. Ed è questo continuum, oltre alla coerenza progettuale, che permette di genere un’esperienza totalizzante e completa che non ha solo forza nei singoli pezzi ma che esplode, con maggior risonanza ed intensità, nel suo insieme. Infine, in un’ottica più filosofica che pragmatica, tra le due parti si crea un interessante parallelismo, un gioco di significati intorno al concetto di cerchio.
La stanza esterna, ovvero quella adiacente alla Sonosfera, ha un duplice aspetto. Prima di entrare nella Sonosfera, le persone passano attraverso questa stanza che si presenta semplicemente illuminata, svolge la sua semplice funzione di cornice museale. Terminata l’esperienza in Sonosfera, le persone sono obbligate a passare per la stessa sala che, però, ora è buia. La stanza ha quindi cambiato la sua funzione, diventando la seconda parte dell’esperienza, quella finale.
La sala si riempie di 30 sfere luminose che sembrano essere sospese nel vuoto, vengono calate dal soffitto
tramite un meccanismo a carrucola. La stanza con l’installazione è pensata per essere fruita sia dai visitatori del museo e sia da chi specificatamente prima visiona il video in Sonosfera. Chiaramente chi arriva dall’esperienza audio-visiva sarà emotivamente più predisposto rispetto a chi arriva dalla visita canonica al museo. I visitatori che entrano in stanza si trovano di fronte a 30 sfere bisbliglianti. Non appena uno degli utenti si avvicina alla sfera, il sensore al ultrasuoni capta la presenza dell’individuo e, dal bisbiglio, si passa al racconto vero e proprio. La sfera parla dando vita ad un migrante o ad altre figure che abbiano avuto a che fare con loro. Le sfere risentono dell’interazione dell’utente con una di loro accendendosi in modo radiale. Dopo qualche secondo si spengono nuovamente, rimanendo in questa situazione fino all’arrivo di un utente che le attiverà.
INTERACTION & EXPERIENCE DESIGN - EXHIBIT DESIGN LAB - UNIVERSITY OF THE REPUBLIC OF SAN MARINO (2023)
Rebecca Rizzo - Alessia Tiberi - Alessia Tormen
Venuti da lontano - Interactive museum installation
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Venuti da lontano - Interactive museum installation

Exhibit Design Lab - University of The Republic of San Marino

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