Esposizione di filtri facciali in AR su Instragram
21- 27 settembre 2020
SIDE EFFECTS (Effetti collaterali) è un’esposizione di filtri online realizzata pensando alla quantità di tempo che passiamo sui social network e di conseguenza davanti allo schermo dei nostri dispositivi. Le ripercussioni di questo quotidiano approccio si riscontrano sia a livello psicologico che fisico. La mostra presenta dunque una serie di filtri in associazione a diversi malesseri: invece che assumere la tipica forma testuale del bugiardino, gli effetti collaterali in seguito all’assunzione quotidiana di consistenti dosi di piattaforme social sono presentati tramite filtro facciale. Alcuni di essi sono frutto di riflessioni sull’identità (come ad esempio l’affetto e la percezione di sé), mentre altri riguardano la qualità delle informazioni che circolano online. 

Per quale motivo i social, in particolare Instagram, suscitano tanto interesse? Innanzitutto perché ci permettono di sbirciare nella vita degli altri, in secondo luogo perché possiamo esserne protagonisti mettendo in gioco le nostre vicende quotidiane e il nostro corpo. Ma quanto l’esposizione prolungata nel mondo dei social ci è d’aiuto e ci fa star bene? “Side effects” è una riflessione innanzitutto personale sull’utilizzo quotidiano dei social ma vuole anche essere un ammonimento: è sano l’uso che ne facciamo? Le informazioni che in esso troviamo corrispondono alla realtà? Mi auguro che ognuno, nell’intimo, prenda coraggio e colga l’occasione per interrogarsi.

Il progetto ha visto la realizzazione tramite Spark AR di 6 filtri facciali (più due filtri dedicati al finissage dell'esposizione) in realtà aumentata pubblicati in una profilo Instagram dedicato. Per una settimana (dal 21 al 27 settembre 2020) 11 giovani artisti contemporanei hanno provato i filtri tramite interventi performativi sugli stessi. I contenuti sono stati pubblicati come "storie" dai performer nei propri profili social e sono tutt'ora visibili nelle storie in evidenza nell'account instagram @side_effects_2020.
Unrecognizability” (Irriconoscibilità)

Il primo filtro si presenta come una maschera facciale metallica riflettente. Esprime la difficoltà di riconoscersi nel mondo dei social: spesso online si tende a mostrarsi per ciò che può piacere o creare seguito piuttosto che per ciò che si è realmente. Siamo vulnerabili al parere altrui e questo spesso ci spinge a celare sentimenti ed emozioni a favore di una maschera tirata sempre a lucido e mai imperfetta. Ma quanto di questa maschera realmente ci corrisponde?
“Noise” (Rumore)

“Noise” è un filtro che riguarda la confusione dei contenuti pubblicati sui social network. Politica, video di gatti, campagne di sensibilizzazione, pubblicità, aperitivi in spiaggia, tutto si intreccia in un frullato di foto, video, pensieri. Una vera giungla governata dal caos da cui emergiamo con poche informazioni e un gran mal di testa.
“Identity fragmentation” (Frammentazione identitaria)
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Il filtro riguarda la frammentazione dell’io a seguito delle diverse rappresentazioni di sé assunte online. In tale frammentazione si nascondono universi emotivi che se aperti sono capaci di sprigionare infiniti contenuti. Quanto siamo disposti a mostrare di noi e in che misura? Quanto del racconto della nostra persona online è verità e quanto frutto della finzione? Mostriamo degli spiragli della nostra esistenza perché rivelarne l’intero contenuto ci renderebbe vulnerabili ma questi “pezzi” che disperdiamo di noi sui social combaciano realmente con il nostro essere?
“Drowning” (Annegamento)

Questo filtro fa riferimento alla sensazione di soffocamento e mancanza di ossigeno che sperimentiamo quando ci tratteniamo per troppo tempo sott’acqua. Analogamente le piattaforme social risucchiano la nostra attenzione e le nostre emozioni sommergendoci con immagini e video rispetto ai quali inevitabilmente ci confrontiamo. Anneghiamo in un mare magnum di contenuti con i quali è difficile stare al passo: lasciarsi travolgere sarebbe la soluzione più immediata e semplice ma rischiamo di essere continuamente sballottati da una sponda all’altra senza mai approdare.
“Misunderstandings” (Incomprensioni)

“Misunderstandings” affronta la tematica dell’amore (o dell’affetto più in generale) e i suoi risvolti. Nei social network manca un aspetto a livello comunicativo indispensabile per una buona comprensione fra due interlocutori: si tratta del linguaggio non verbale. Il tono, le pause, il volume, i gesti, sono tutti elementi che in un post o in una chat telematica vengono totalmente a mancare. Da qui nascono tante incomprensioni che minano il rapporto fra le persone. “Misunderstandings” riflette sulla trasformazione di un sentimento forte come l’amore (rappresentato dai cuori volteggianti) in sofferenza (rappresentato come spirali contundenti) a seguito di tanti sbagliati approcci ai contenuti pubblicati dalle persone che amiamo. Rischiamo di rimanere delusi, feriti, amareggiati specie perché nel confronto con uno schermo subiamo passivamente ciò che in esso scorre senza poter ribattere, confrontarsi, chiarirsi.
“Lo-fi information” (Informazione a bassa fedeltà)

L’ultimo filtro riguarda la qualità delle informazioni che circolano sui social. Comunicazioni ufficiali si mischiano a fake news generando grande confusione nell’opinione pubblica. Sempre più spesso ci fidiamo dei grandi titoli sui quali casualmente incappiamo durante il nostro quotidiano “scrolling” senza andare in profondità. “Lo-fi information” fa riferimento alla bassa affidabilità dei contenuti in circolazione: è necessario scavare più a fondo per vederci chiaro; fatica che non siamo più disposti a fare in un mondo accelerato e in costante evoluzione.
SIDE EFFECTS
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SIDE EFFECTS

SIDE EFFECTS is an exhibition of online filters created on the basis of the large amount of time we spend on social networks and, as a consequenc Read More

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